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Ingrediente: Cacao

Ricetta candidata al concorso di autoproduzione "Saponi e buoi dei paesi tuoi" Perchè rappresenta il proverbio "Saponi e buoi dei paesi tuoi"? Alla domanda su quale fosse il mio paese mi sono trovata spiazzata.

Poi ho pensato che siamo quello che mangiamo e allora mi sono subito venuti in mente Pizzocheri e Papina, due piatti legati alla mia infanzia (i primi credo di averli assaggiati che avevo pochi mesi). E quando li sento nominare mi si scatena un sentimento di appartenenza a questi luoghi lombardi... La farina che ho utilizzato per il panetto è la stessa che viene utilizzata per fare i famosi Pizzoccheri valtellinesi ed è appunto quella di grano saraceno. Da quando avevo pochi mesi la Valtellina mi ha adottata e tutte le mie vacanze estive ed invernali le ho sempre trascorse lì, almeno fino ai 20 anni (ora invece ci ritorno solo per qualche occasione o ricorrenza, o in estate quando a Milano fa decisamente troppo caldo!). E poi c'è la Papina, la torta paesana della tradizione brianzola, che mamma cucinava (e cucina ancora credo) spesso. Ma non solo mamma: infatti una versione vegana, super energetica ma light (e anche senza zucchero) ha preso vita qualche giorno fa nella mia cucina... E così eccovi spiegato il tutto. Il cacao è un chiaro riferimento alla torta così come i datteri e le prugne che intervengono in sostituzione delle uvette che non mi piacciono (oltretutto sono i miei frutti preferiti: le prugne in estate e i datteri in questo periodo – anche ora mentre scrivo :)). Per dare la forma del “trancio di torta”, ho messo l'impasto in un piccolo contenitore di plastica di forma cubica: alle sagre paesane la Papina viene tagliata e servita proprio a cubotti. Il panetto risultante l'ho adagiato su un campo di Erba Livia: gli stessi campi dove mi sdraiavo da bambina dopo le corse per riprendere fiato (è infatti un' erba che cresce in alta montagna). Quasi mi sembra di avvertirne l'odore... Infatti, mentre scatto lo sento! Un po' ricorda quello della salvia e della lavanda. L'Erba Livia è una tipica erba della Valle che viene utilizzata come infuso per rilassare lo stomaco. Suggerisco di metterla nel contenitore insieme al panetto per rilassare i sensi prima della doccia.

Perchè rappresenta il proverbio "Saponi e buoi dei paesi tuoi"? Resia è una valle situata nell’angolo più orientale del Friuli, incuneata fra Austria e Slovenia. Ospita una popolazione unica per lingua e per cultura che si esprime in musica, danze, tradizioni e feste popolari davvero particolari! Nella nostra lingua (il resiano) “Val Resia” significa Valle dei Fiori. La vallata è infatti un’esplosione di colori e profumi dati dalle oltre 1200 piante presenti sul territorio (fra specie e sottospecie), alcune di esse endemiche.

Per rappresentarla ho quindi scelto un intreccio di colori ed ingredienti: > il marrone per celebrare la terra: ricca e generosa; > il fiore centrale giallo per simboleggiare alcuni di questi fiori: l’iperico, l’arnica, le primule, il tarassaco, il botton d’oro, la calendula… > il miele, la cera di ricino, la lavanda, le mandorle: doni preziosi dellamia amata terra.

Ricetta candidata al concorso di autoproduzione "Saponi e buoi dei paesi tuoi" Perchè rappresenta il proverbio "Saponi e buoi dei paesi tuoi"? Questo sapone è ispirato al profumo che invade ogni estate il nostro giardino, quello della cedrina! Da sempre a casa nostra utilizziamo la cedrina in cucina, per farci delle ottime tisane ed un fantastico liquore digestivo..E ho pensato: perchè non sperimentarla anche nel sapone??!! Ho quindi realizzato questa ricetta con il metodo a caldo, utilizzando sia l'infuso di cedrina che le foglioline nell'impasto per fare un leggero effetto esfolliante. (quest'anno, incredibile ma vero, la cedrina è ancora in fiore a novembre!!)

Ricetta candidata al concorso di autoproduzione "Saponi e buoi dei paesi tuoi" Perchè rappresenta il proverbio "Saponi e buoi dei paesi tuoi"? Jam come marmellata, come un mix di culture che si incontrano e che si mescolano. Questo sapone è dedicato ad una mia cara amica che vive ad Ammam (Giordania) che questa estate mi ha portato una splendido estratto di un incenso locale, di mirra se non ricordo male. Un estratto dal profumo magico, intenso ed avvolgente. Si tratta di una resina ricavata dalle incisioni di sul tronco della pianta, dal quale comincia ad essudare una sorta di lattice. Si ricava questo estratto dalle proprietà antisettiche ed antibatteriche. A questo ingrediente esotico ho aggiunto qualcosa di casa mia, il nostro olio di oliva che ogni anno produciamo qui sulle colline toscane. Un olio ottimo (anche in cucina) che rende questo sapone molto delicato ed emolliente!

Ricetta candidata al concorso di autoproduzione "Saponi e buoi dei paesi tuoi" Luogo rappresentato dal sapone Trento e la tradizione del vin Brulé che si beve in strada Perchè rappresenta il proverbio "Saponi e buoi dei paesi tuoi"? Il vin brulè è un vino zuccherato, cotto con scorza di arancia e limone, cannella, chiodi di garofano e un pizzico di noce moscata... è delizioso, ma è sopratutto LA bevanda dell'inverno trentino! In centro città c'è ad ogni angolo un baracchino che lo vende nei bicchierini che scaldano le mani, invade col suo profumo Piazza Fiera che d'inverno è tutta scintillante per il mercatino di Natale, e non manca mai nelle feste dei paesini per tutto il periodo natalizio. Se d'estate dopo il lavoro ci si vede in piazza per uno “Spritz”, d'inverno ci si da appuntamento per un Brulè al mercatino! Qualcosa che sembra un po' troppo caldo e un po' troppo speziato per essere un aperitivo... ma che è buono da morire e pare faccia miracoli contro il raffreddore! Così se si ha mal di gola o si tira su col naso, anziché raccomandarti un'aspirina va a finire che ti dicono “prendi un Brulè!” che con la cannella e gli olii essenziali di limone e arancia è proprio un toccasana. E la cosa bella è che si beve in strada, per cui nonostante il buio che cala presto, nonostante la neve e nonostante i Trentini siano famosi per la loro riservatezza, va a finire che all'ora della chiusura dei negozi in giro è pieno di gente! Ok, è vero che poi quando son le nove non c'è più anima viva... ma vabbè, siamo pur sempre a Trento, e non si può pretendere troppo quando fuori fan meno dieci gradi! Il brulè a Trento si fa col vino rosso, e le ricette sono infinite quante le pentole in cui viene cotto, ma la base è sempre quella: agrumi e spezie. Un profumo che fa subito Natale e che riscalda anche il cuore, oltre allo stomaco.

Ricetta candidata al concorso di autoproduzione "Saponi e buoi dei paesi tuoi" Perchè rappresenta il proverbio "Saponi e buoi dei paesi tuoi"? Quand'ero piccola mia madre mi mandava a raccogliere le nocciole sotto gli alberi nel prato di casa mia, perché essendo piccina mi infilavo bene sotto i rami... da sola mi annoiavo, ma se c'era qualcuno con me (mia sorella minore o mio padre, spesso) diventava una sfida a chi raccoglieva più nocciole, ed era immediatamente molto molto più divertente! Volevo un sapone alle nocciole, proprio quelle di casa dei miei genitori, che adesso raccolgo insieme al mio compagno quando andiamo a pranzo la domenica (anche perché nel frattempo son passati 25 anni, e la mia mamma povera stella di sicuro non può mettersi a quattro zampe sotto i noccioli!) e volevo che sapesse anche di cioccolato, perché il cioccolato con le nocciole è sempre stato il punto debole di mio padre. E volevo che sapesse anche un po' di miele, perché da piccina adoravo quando il Maurizio che ha le api (eh sì, in Trentino si dice così: c'è sempre l'articolo davanti ai nomi! Il Maurizio, La Michela, Il Gianni...) ci portava i favi col miele, e bisognava mettere in bocca tutto e poi sputare la cera (con cui poi giocavo come con il pongo!). E così, pensando alle cose di casa mia, di quando ero piccola, ho creato un sapone dolcissimo, che profuma di cose buone buone buone!

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